Damián Pablo Boggio, TANGO DJ, Buenos Aires
Dopo una breve apparizione nel film 'Sus ojos se cerraron' di Jaime Chavarri sulla vita di Carlos Gardel, Damián decise di prendere lezioni di tango in un centro culturale di Flores, un quartiere di Buenos Aires, con il professore Pablo Repún, mentre continuava i suoi studi in Scienze della Comunicazione all'Università di Buenos Aires, un percorso ancora da concludere…
Nel 1999, tornato a Buenos Aires dopo il suo primo viaggio in Italia, organizza, insieme ad uno dei suoi professori universitari, una Milonga in via Brasil, in una casa della metà del 19° secolo, e la chiamarono ‘Tangresión’.
In quel periodo fa amicizia con Pedro Benavente, ‘EL Indio’, che lo invita a organizzare insieme a lui prima una Milonga e poi un club di musica folk argentina, dove passarono musicisti come León Gieco, Rodolfo Mederos, Suna Rocha, Ramón Ayala, Jorge Marciali, tra gli altri.
Il posto viene decorato con le foto dei suoi idoli favoriti: Carlos Gardel, i Beatles, Luis Alberto Spinetta, Mafalda, Piazzolla, Gandhi, Woody Allen e… Theodor Adorno, il filosofo sociale tedesco, da lui studiato all'università.
Nel 2000 era già stato molte volte frequentatore delle serate organizzate da Omar Viola al Parakultural Salón Canning e a La Catedral. In una delle loro frequenti conversazioni, Omar gli propone di aprire insieme a lui un tango bar col nome di ‘La Flor de Boedo’, in onore a una storica pizzeria della zona, non più esistente.
E’ lì che comincia a lavorare nei progetti del Parakultural, che segue tuttora, ed è lì che apprende dall’esperienza di Omar.
In una notte di ottobre del 2001, Pablo Banchero lo invita a diventare il d.j. della sua Milonga ‘La Nacional’ e, alcuni mesi dopo, gli viene fatta la stessa richiesta da ‘Las Morochas’ Gabriela e Jimena per ‘El Beso’ e poi da ‘El Porteño’ Carlos Stassi e da ‘El Bailarin’ José Garófalo per le loro famose milongas.
Nel 2003 è stato d.j. al C.I.T.A. (Congreso Internacional de Tango Argentino), al World Tango Festival e alla ‘Noche de Carlos Gavito y sus amigos’.
Dal 2004 al 2007 è stato tutti gli anni in Europa (Italia, Svizzera, Germania, Olanda) come d.j. delle più note milongas e dei principali festival di tango. Tranne Felix Picherna, nessun altro d.j. di tango aveva mai girato tanto.
Nel 2007 inizia anche a tenere in Europa seminari di Tango d.j. con grande successo. Il suo ‘Curso de Tango DJ...cómo y qué música pasar en un milonga’, dedicato a ballerini, curiosi e aspiranti d.j. (amatoriali e non), spiega come e cosa mettere nelle selezioni musicali, tandas y cortinas, cercando di creare e mantenere sempre una ‘buena onda’. Il 2007 è anche il primo anno in cui visita il Giappone.
Probabilmente grazie al suo particolare modo di presentare la musica e alla sua appartenenza alla generazione post rock, lo hanno intervistato vari periodici che rappresentano e orientano diversi pubblici ed età, come ‘The Rolling Stones’, ‘ La Mano’, i giornali ‘Clarín’ e ‘La Nación’, tra gli altri.
Nel 2004 aveva cominciato ad organizzare una sua propria milonga e, nel 2006, ha aperto la ‘Mina Milonga’, di martedì al Salon Canning-Parakultural, che è diventata per lui una grande opportunità di presentare sempre le migliori orchestre e coppie di ballerini di Buenos Aires. Dal 2007 ha smesso di fare il d.j. in altre milongas di Buenos Aires per potersi dedicare interamente alla ‘Mina Milonga’, ai suoi tours come d.j. e ai suoi progetti musicali.
Il suo sito: www.tangodj.com.ar
Autobiografía (prima del tango)
Entrò nella mia vita per rimanerci
Avevo quindici anni ed ero come qualsiasi ragazzo di quell’età: vivevo coi miei genitori, andavo in collegio, ascoltavo ‘Radio Bangkog’, guardavo il ‘Súper Agente 86’ alla televisione e avevo, come doveva essere, ‘Rockas vivas’ di Zas e ‘Los abuelos del nada en el Ópera’.
Certo è che ero inesperto e non sapevo come toccarla, come accarezzarla. Di quell’epoca ricordo che mi piacevano le canzoni di ‘Sui Generis’ e il mondo, per me, non si estendeva al di là del collegio, della mia famiglia, del mio cane, dei miei amici e della ragazza che mi faceva impazzire e che prese a considerarmi il suo migliore amico. E per questo allora scrivevo troppo e mi tiravo su con i primi accordi.
Il tempo passò e compii 16, 17 e via così e la nostra relazione crebbe di tale maniera che lei divenne fondamentale nella mia vita. Ciò mi allontanò un po’ dai miei amici perchò molte volte preferivo la sua compagnia a quella degli altri, molte albe le abbiamo viste noi due da soli. Non importava lo stato anemico in cui mi trovavo in quel momento e non andavo da nessuna parte senza di lei. Compresi i sabati in cui non uscivo per ballare per rimanere accanto a lei. Andammo e tornammo insieme a Bariloche, veniva con me a tutte le riunioni o viaggi che duravano più di un giorno e quando finì il 5º anno tenevamo già un sacco di canzoni in un quaderno, nell’ordine di data in cui furono concepite. Fu in quel periodo che al mio mondo si erano aggiunte le donne, la birra, le prime sigarette, ecc. ecc.
Poi proseguii compiendo i venti e restarono indietro gli anni del Conservatorio, le lezioni di teatro, gli scritti che non procedevano, pile di poesíe, il ricordo della donna che si perde nel tempo, nel corpo, l’andare a vivere solo, le azioni buone e le cattive, i viaggi in Patagonia, zaini, freddo, frittelle, le cose che non si dimenticano. Già nella mia vita avevano preso posto la chacarera insieme al rock, la disperazione di andare a ballare il tango, i poemi di Whitman, i film di Woody Allen, la musica di Spinetta e di Piazzolla, il dissenso con molte cose che si dimenticano e no, i vecchi come unica religione possibile, gli occhi dei quali sempre mi sorvegliano. Per fortuna ancora passano in televisione, quando ormai non hanno più da passare, il ‘Súper Agente 86’ e ‘Los tres chiflados’ e per disgrazia non hanno trovato idea migliore che far parlare ‘La Pantera Rosa’.
In ogni caso lei continua a essere fondamentale per me. A volte per le sue forme, a volte per tirar fuori il meglio e il peggio di me, per portarmi in quei posti che lei sola conosce. Sempre qui, compagna, protettrice, mio ultimo rimedio contro di fronte all’oblio, al vuoto, alla noia. Mia confidente, musa e delirio. Sempre qui, mia chitarra.
[Da ‘Autobiografía’ - Universidad de Buenos Aires - Taller de escritura 1 - Comisión 7 – 1998]
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