(Prima di ascoltare brani ricordati di fermare la musica del sito in basso a sinistra)
Il tango Cambalache, testo e musica scritti nel 1934 da Enrique Santos Discépolo, continua a vivere instancabilmente nelle strade e nei café di Buenos Aires e di tutta l’Argentina. Il motivo è che il popolo per più di ottant’anni si è ritrovato nelle sue parole, facendole diventare, nei periodi più difficili, un vero e proprio grido di protesta o di consolazione.
I suoi versi tremendi sembra siano stati scritti solo oggi, perché descrivono alla perfezione il momento di pazzia universale che stiamo attraversando.
Cambalache fu scritto da Discépolo per la pellicola cinematografica El alma del bandoneon, proiettata per la prima volta il 20 febbraio del 1935. La protagonista del film fu niente meno che l’attrice e cantante Libertad Lamarque, che con questo film ottenne la consacrazione definitiva a diva del cinema sudamericano.
Il tango racconta in modo ironico e surrealista un mondo che marcia alla deriva, ormai senza alcun controllo e senza alcuna regola sensata. Il bello ed il brutto, ciò che giusto e che è sbagliato, la ragione e la pazzia, non hanno più argini che li dividano. Tutto è confuso e accatastato senza ordine sensato ... come nella bottega di un rigattiere, un cambalache.
Nella vetrina irrispettosa convivono uno accanto all’altro Alexander Stavisky, famoso truffatore dell’epoca, ed il religioso Don Bosco, fondatore dell’ordine dei salesiani; la prostituta Mignon ed il famoso mafioso Don Chicho, l’imperatore Napoleone ed il pugile Primo Carnera, fino ad arrivare al liberatore della patria generale José de San Martin. Tutto è caos al punto che ogni cosa, ogni valore, ogni comportamento diventa uguale all’altro, rendendo impossibile distinguere ciò che giusto da ciò che non lo è, chi è professore da chi è solo un asino.
Questa “ ... porcheria ... “ c’è da sempre, infatti c’era già nel 506 quando i barbari invadevano l’Italia ed occupavano Roma. Ma secondo Discépolo nulla cambierà nel futuro, il cambalache continuerà a vivere anche nell’anno 2000. E siamo proprio noi ad essere chiamati in causa, siamo noi che viviamo questa strana e stanca epoca che dobbiamo rispondere alla provocazione ...
Cambalache -
Tango - 1934
Música: Enrique Santos Discepolo - Letra: Enrique Santos Discepolo
Que el mundo fue y será una porquería
ya lo sé...
(¡En el quinientos seis
y en el dos mil también!).
Que siempre ha habido chorros,
maquiavelos y estafaos,
contentos y amargaos,
valores y dublé...
Pero que el siglo veinte
es un despliegue
de maldá insolente,
ya no hay quien lo niegue.
Vivimos revolcaos
en un merengue
y en un mismo lodo
todos manoseaos...
¡Hoy resulta que es lo mismo
ser derecho que traidor!...
¡Ignorante, sabio o chorro,
generoso o estafador!
¡Todo es igual!
¡Nada es mejor!
¡Lo mismo un burro
que un gran profesor!
No hay aplazaos
ni escalafón,
los inmorales
nos han igualao.
Si uno vive en la impostura
y otro roba en su ambición,
¡da lo mismo que sea cura,
colchonero, rey de bastos,
caradura o polizón!...
¡Qué falta de respeto, qué atropello
a la razón!
¡Cualquiera es un señor!
¡Cualquiera es un ladrón!
Mezclao con Stavisky va Don Bosco
y "La Mignón",
Don Chicho y Napoleón,
Carnera y San Martín...
Igual que en la vidriera irrespetuosa
de los cambalaches
se ha mezclao la vida,
y herida por un sable sin remaches
ves llorar la Biblia
contra un calefón...
¡Siglo veinte, cambalache
problemático y febril!...
El que no llora no mama
y el que no afana es un gil!
¡Dale nomás!
¡Dale que va!
¡Que allá en el horno
nos vamo a encontrar!
¡No pienses más,
sentate a un lao,
que a nadie importa
si naciste honrao!
Es lo mismo el que labura
noche y día como un buey,
que el que vive de los otros,
que el que mata, que el que cura
o está fuera de la ley... |
Che il modo è stato e sarà una porcheria
già lo so ...
(Nel cinquecentosei
e anche nel duemila !)
Che sempre ci son stati ladri,
macchiavellici e truffatori,
contenti e vigliacchi,
sfacciati e falsari ...
Però che il secolo venti
sia un dispiegamento
di malvagità insolente,
non c’è chi lo neghi.
Viviamo rotolandoci
in un pasticcio
e in uno stesso fango
tutti maltrattati ...
Oggi è lo stesso
essere retto o traditore ! ...
Ignorante, saggio o ladro,
generoso o truffatore!
Tutto e’ uguale!
Niente è meglio!!
E’ lo stesso un asino
che un grande professore!
Non ci sono bocciati
ne graduatoria,
gli immorali
ci hanno uguagliato.
Se uno vive nell’impostura
e un’altro ruba per ambizione,
e’ lo stesso che sia prete,
materassaio, re di bastoni,
faccia tosta o clandestino...
Che mancanza di rispetto, che assalto
alla ragione!
Chiunque e’ un signore!
Chiunque e’ un ladro!
Mescolato con Stavisky va Don Bosco
e “La Mignon”,
Don Chicho e Napoleone,
Carnera e San Martin...
Come nella vetrina irrespetosa
dei rigatieri
si mischia la vita,
e ferita per un lama senza filo
si vede piangere la Bibbia
accanto allo scaldabagno...
Secolo vente,
problematico e febbrile ! ...
Chi non piange non poppa
e chi non ruba e’ un fesso !
Dai dacci dentro,
Dai, che va bene tutto!
Che la giu all’inferno
ci troveremo!
Non pensarci piu,
stattene in disparte
che a nessuno importa
se sei nato onesto
E’ lo stesso chi lavora
notte e giorno come un bue
e chi vive dagli altri,
chi uccide, chi guarisce
o sta’ fuori dalla legge… |
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